Ambra

degli appennini emiliano-romagnoli

notizie e curiosità

 

Da

Enciclopedia Italiana delle Scienze

MINERALI E ROCCE

I e II

Scienze naturali

Istituto Geografico De Agostini - Novara 

I

E' una resina fossile, ossia un minerale organico costituito in gran parte da acido succinico. In forma di noduli e masserelle irregolari, che a volte racchiudono resti di vegeteli e di animali fossilizzati, è frequente nelle rocce sedimantarie d'Europa settentrionale, lungo le coste del Mar Baltico.

Presso gli antichi era molto apprezzata come gemma. I Fenici i Greci ed i Romani la usavano per ornare e la bruciavano per onorare gli dei; era considerata sacra e simbolo di molte virtù. La mitologia ci ha tramandato storie fantasiose sull'ambra; narra una leggenda che le sorelle di Fetonte, figlio del Sole e di Climene, disperate per la morte del fratello, vennero trasformate in alberi e le loro lacrime, per volontà degli dei, si mutarono in ambra.

I giacimenti più noti sono quelli dell'Europa settentrionale; un tempo i ciottoli d'ambra, strappati dall'erosione marina dalle rocce sedimentarie della costa e gettate sei litorali, venivano raccolte dai pescatori d'ambra del Baltico.

L'ambra viene usata nella fabricazzione di soprammobili diversi come ad esempio, statuette, fermacarte, o ancora tagliata a forma tondeggiante, per bracciali e collane.

Sono note alcune varietà d'ambra particolarmante pregiate, la simetite di colore rossastro-violaceo talora molto scuro, che si trova lungo il corso del fiume Simento in Sicilia, la  retinite giallo-brunastra che proviene da Santo Domingo, e la rumenite, varietà bruno-giallastra della Romania. In Birmenia si trova un'altra varietà detta birmite o ambra cinese, di colore giallo-rossastro o talvolta incolora.

La gadanite della Prussia orientale e una resina fossile opaca di colore scuro che presenta caratteristiche molto simili a quella dell'ambra.

Dai cascami della lavorazione dell'ambra, riscaldati e compressi, si ottiene un materiale detto ambroide, che ha la stesa proprietà e lo stesso aspetto dell'ambra naturale.

 

II

 

Le resine sono sostanze assai resistenti all'alterazione chimica e batterica, caratteristiche nell'era geologica attuale delle conifere, e secrete a scopo di difesa contro microrganismi. Esse sono conservate nei carboni senza sostenziali mutazioni, tranne la perdita di oli eterei e fenomeni di polimerizzazione, con seguente indurimento. Sono conosciuti carboni formati quasi unicamente da resine indurite. L'ambra, contenuta in depositi sabbioso-argillosi, è un esempio di resina fossile; alcune varietà sono usate a scopo ornamentali. Famosa è l'ambra del Baltico, inclusa in forme di grossi grumi, aventi caratteri residuale o provenienti da trasporto, entro formazioni sedimentarie oligoceniche. In sicilia esistono grumi di ambra, meno pregiata, in formazioni mioceniche nella parte orientale dell'isola. 

 

 

 

 

Campione del giacimento di Castelvecchio (Mo)

 

 

 

 

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Da

 

Enciclopedia della terre

 

Edizioni MOTTA

Milano

 

Ambra

 

Con questo nome viene chiamata una resina, nota anche ai popoli antichi,che si rinviene allo stato fossile e che, secondo alcuni autori, non dovrebbe essere considerato un minerale: è costituita essenzialmente da acido succinico e la composizione chimica, in peso, è all'incirca la seguente: C 79%  O 10,5%  H 10,5%. si presenta in noduli, masserelle e concrezioni ruvide e screpolate superficialmente, disperse in seno a depositi sedimentari in diverse località d'Europa. Nell'ambra sono spesso racchiusi e inglobati resti di vegetali e insetti fossili. La durezza dell'ambra è piuttosto bassa e ascilla da 2 a 3 nella scala di Mohs. Anche il peso specifico è basso, è compreso tra 1,06 e 1,10. L'ambra è monorifrangente, anche se spesso presenta birifrangenza anomale, con indice di rifrazione bassa da 1,53 a 1,55, e lucentezza resinosa-picea. Non è chiaro l'origine del nome ambra, pare tuttavia certo che esso derivi dall'arabo anber: l'uso di questa resina fossile era noto anche presso gli antichi: i popoli della preistoria, i Fenici, i Greci, i Romani, tutti usarono monili ricavati dall'ambra e ciò si spiega, essendo l'ambra facilmente lavorabile, fonde infatti a 350° e può essere modellata a caldo. L'ambra era sacra agli dei in onore dei quali veniva spesso bruciata: questo costume rimane tuttora presso i popoli dell'Oriente. I più importanti giacimenti si trovano sulle rive del Baltico, e precisamente lungo la penisola del Samland, nella Prussia orientale, in giacimenti arenacei dell'Oligocene e dell'Eocene superiore chiamati blue Erde (terre azzurre)affioranti lungo il battente delle onde poco sotto al livello delle acque: l'azione demolitrice del mare lungo la costa, specialmente durante le tempeste, frequenti nel Baltico, libera dai sedimenti i nuclei di ambra che vanno ad accumularsi lungo i litorali, dove venivano raccolte in passato per essere messe in commercio.

Attualmente lo sfruttamento dei giacimenti avviene specialmente con lavoro di scavo in galleria che permettono di ricavare, dai banchi ambriferi, da 1,6 a 1,7 kg di ambra per metrocubo di roccia. Si calcola che ne vengano estratte diverse centinaia di tonnellate all'anno. Si conoscono diverse varietà di ambra; quelle più nota di colore giallo proviene dai giacimento del mar baltico. La verietà rumentite è di colore bruno giallognolo e, come dice il nome, trovasi in Romania presso la transilvania.

La birmite, detta anche impropriamente ambra cinese, proviene dalla Birmania, ed è di colore giallo tendente al rossiccio.La simetite è un ambra rossiccia, rossa o violacea, talvolta quasi nera, che si trova in sicilia lungo il corso del fiume Simento presso Catania. In italia venne trovata ambra in piccoli frammenti anche a scannello presso Loyano nel bolognese. La ghedanite è una resina fossile di colore scuro opaco, proveniente dalla Prussia usata come l'ambra. Col termine ambroide viene indicato un materiale che si ottiene scaldando e pressando i cascami della lavorazione dell'ambra; l'ambroide ha praticamente lo stesso aspetto dell'ambra nuvolosa (chiazzata e zonata) e da questa è difficilmente distinguibile. Altri giacimenti di ambra del tutto secondari si anno in Spagna, in Francia, in U.R.S.S, e in Canada; da Santo Domigo proviene la cosidetta retinite, ambra dotata di fluorecenza bluastra. In passato, dai giacimenti del mar Baltico l'ambra affluiva alle popolazioni romane della penisola; al tempo di Nerone l'uso dell'ambra in forma di oggetti di forma ornamentale, specie della persona, era diffusissimo. Nella zona di Aquileia, nell'adriatico settentrionale, finiva quella via dell'ambra che riforniva i mercati mediterranei.

Resine fossili simili all'ambra sono note con i nomi di aiakite, allingite, almaschite, succinite; quest'ultimo nome è tuttavia caduto in disuso.

 

 

 

Campione del giacimento di Castelvecchio (Mo)

 

 

 

 

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Da

L'attività estrattiva e le risorse minerarie della regione Emilia-Romagna

Di ATTILIO SICLI

Edito dal Poligrafico Artioli in Modena

Finito di stampare nel dicembre del 1972

AMBRA GIALLA

 

Anche questa splendita sostanza minerale, mineralogicamente dette Succinite, tanto desiderata, costituisce soltanto una rara curiosità mineralogica ed è delizia dei naturalisti, che si sentono felici quando possono metere le mani su qualche saggi anche di minuscole dimensioni.

L'ambra gialla (da non confondersi con l'ambra grigia che è un prodotto animale, secrezione patologica del capodolio), si trova lungo le coste di alcuni meri, specialmente del Baltico, e in origine, ed è stata sempre ricercata per farne amuleti, monili, gioie ed altri oggetti decorativi e di ornamento. E' una resina fosile originata da antiche conifere, specie dal Pinus succinifera, ed è costituita in media da 74 - 79% di C; 10 - 10.5% di H; 10 - 16% di O e di 0.4 - 0.15% di S. Il colore è vario: dal giallo chiaro al giallo bruno, talora verdognolo e rossiccio.

La presenza dell'ambra giallo nella regione Emilia-Romagna ed anche in altri luoghi d'Italia non è frequente; si riscontra in rari e piccoli grumi disseminati di regola nei territori ligniferi del Miocene medio e superiore; nella nostra regione è spesso racchiusa in livelli molassici.

Nelle necropoli umbre ed etrusche del bolognese e della Romagna, gli archeologi hanno rinvenuto un numero rilevante di pezzi d'ambra di bellissima qualità, per solito di color giallo miele chiaro, e trasparentissimi nell'internodi color rosso giacinto, e meno diafani verso la superficie; taluni grezzi, altri saldati insieme onde ottenereoggetti più voluminosi e più vistosamente decorativi.

Si era supposto che tanta copia d'ambra fosse stata importata dagli etruschi dalle spiagge del Baltico o dall'oriente, ma CAPPELLINI, nel VII Congreso Internazionale di Archeologia Preistorica tenutasi a Stoccolma nel 1874, sostenne che quest'ambra doveva essere stata ricavata non molto lontano dai punti in cui venne ritrovata, e a documentazione del suo asserto, mostrò ai convenuti del Congresso un esemplare del peso di 140 grammi rinvenuto nella località Campaolo nella parrocchia di Paderno, tra i territori di Mercato Saraceno e Sogliano al Rubicone (Forlì).

Recentemente un'altra interessante scoperta venne fatta dal VEGGIANI nella stessa località di Campaolo; si tratta di un grosso ovoide di ambra, che in origine pesava circa un chilogrammo, dal quale egli potè ricuperare soltanto 625 grammi essendo stato spezzato e in parte bruciato dal contadino che lo aveva trovato. Come era da attendersi, la scoperta suscitò interesse sia tra i naturalisti, per la presenza nell'ovoide di numerosi insetti fossili, sia tra gli archeologi interessati al problema della provenienza dell'ambra rinvenuta nelle trombe etrusche. Questo autore fa osservare che si tratta di un rinvenimento sporadico ed esclude che la località ambrifera di Campaolo fosse conosciuta sin dall'antichità.

Anche Simonelli ammette che l'ambra rinvenuta nelle tombe etrusche possa eser stata ricavata in varie località dell'Appennino, come farebbero fede i numerosi frammenti ritrovati da Bianconi, Capellini, Bombicci, Manzoni ed altri, testimoniati da saggi che si conservano nelle raccolte degli istituti universitari, ed anche delle antiche segnalazioni di MISSONI e BOCCONE fatte sin dal XVII secolo.

Il primo accenno ad ambra gialla perfettissima rinvenuta "su le montagne verso Castel S. Pietro, dieci miglia da detto castello in luogo detto La Fonte", BOCCONE segnala la presenza di carabè (ambra) in luogo detto Le Ruina,a Torre, a Scanello (Comune di Loiano) verso levante sopra Albignano (sedici miglia distante da Bologna) a Gragnano, a Paderno, Santa Lucia,a Monte Rumico,vicino all'Idice e nella contrada Ozzano.

La località di Scanello indicata da Boccone, si è rilevata fra le più ricche, qui l'ambra si trova in grumi grosi al masimo quanto una noce, dissaminati entro le molasse lignitifere del Miocene medio. Un pezzo assai voluminoso pervenne al Bombicci da S. Clementesul Sillaro in territorio di Monterenzio a circa 13 chilometri da Castel S. Pietro, In questa zona egli raccolse parecchi piccoli esemplari limpidissimi, di colore giallo miele aranciato, sempre nelle molasse mioceniche al contatto con le argille scgliose.

VENTURI nella sua Storia di Scandiano scrive che l'ambra, avente un colore giallo più o meno scuro, si trovava nello scandianese in strati terrosi misti con frammenti di lignite, FERRETTI dà notizia che nello stesso territorio di Scandiano, presso Borzano nel comune di Albinea, rinvenne un superbo globetto arrotondato, trsparentissimo e tapezzato di fuori simmetricamente da uno spato calcareo che lo faceva somigliare più ad una opera d'arte che di natura: era una magnifica incrostazione su di un nocciolo, forse di susina, il quale agitato faceva sentire all'orecchio il seme che, disseccato, non riempiva più tutta la cavità.

MALAGOLI informa che l'ambra si rinveniva in molte arenarie, ma era osservabile soltanto col soccorso del microscopio. Canestrini ne trovò sotto forma di piccole masse globulari sulla destra del fiume Secchia non lontano da Prignano (Modena).

A conferma che l'ambra rinvenuta nella necropoli etrusche della regione Emilia-Romagna fosse di produzione locale, vi è chi si richiama alla tradizione mitologica di Fetonta che, colpito da Zeus da un fulmine mentre guidava imprudentemente e con poca perizia il carro sul quale il sole compie il suo viaggio quotidiano, precipitò nel fafoloso Eridano, generalmente identificato con il Po. Le sorelle di Fetonte ne piansero la morte a lungo, si che dagli Dei furono trasformate in pioggia e le loro lacrime diventarono ambra. Da questo mito si volle dedurre che l'ambra dovesse trovarsi in qualche luogo del basso Po nei primi sollevamenti appenninici prossimi al grande fiume.

E' da ritenere che la verità sulla provenienza dell'ambra gialla rinvenuta nelle necropoli etrusche della regione in esame stia nel mezzo, e cioè che questa preziosa sostanza provenga in parte dal territorio stesso, e in parte sia stata importata dalle spiagge baltiche o dall'oriente. Non sembra difatti credibile che l'ingente quantità rinvenuta nelle tombe etrusche possa essere esenzialmente di produzione locale quando, come abbiamo visto, i ritrovamenti nel territorio dell'Emilia-Romagna risultarono rari e modesti. Bisogna aggiungere che forse non tutta l'ambra delle necropoli etrusche è venuta alla luce è da presumere anzi che le maggior perte si trovi ancora sepolta negli antici inviolati sepolcri.

 

Campione del giacimento di Castelvecchio (Mo)

 

Riprendendo l'esposto di MALAGOLI, sui giacimenti modenesi, all'inizio degli anno "70 un collezionista locale "Piani Celso detto Marco" in prossimità del casale di Cà de Bosc, vicino all'abitato di Castelvechio, in comune di Prignano, nel torrente che da monte Lauro sende,sulla destra orografica, verso il fiume Secchia, trovò un giacimento sulle sponde del suddetto torrente. Negli anni seguenti il ritrovamento, furono estratti una buona quantità di campioni di ambra, di colore marrone-rossiccio, anche  di notevoli dimensioni, 10/15 centimeri di diametro, con esmplari su matrice di arenaria lignifera, di notevole valore estetico.

A tuttora il giacimento sembra esaurito, ma per la sua natura, non è escluso che in profondità sia rimasto qualche strato di martice inglobato nelle argille del caotico che lo contengono e a volte lo rilasciano con il disfacimento del calanco d'argilla. Nelle foto si possono ammirare tre esemplari allo stato naturale, estratti dal suddetto giacimento negli ani "80.

                           

                                                                                                                                                                                       A cura di Ivan Damiani

 

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